Ho appena terminato la lettura Menti Tribali di Jonathan Haidt. Una lettura tanto impegnativa quanto stimolante sul perché le persone si dividono sulla religione e sulla politica.
Presenta una interessante tesi sulla matrice morale basata su sei coppie antinomiche: 1) Protezione / Danno 2) Libertà / Oppressione 3) Correttezza/Inganno 4) Lealtà / Tradimento 5) Autorità / Sovversione 6) Sacralità / Degradazione e ne deriva che in America i democratici hanno storicamente avuto meno impatto a livello politico dei repubblicani perché i loro messaggi, la loro comunicazione si muove prevalentemente sulle prime due antinomie e meno sulle altre a differenza dei repubblicani.
Dal punto di vista epistemologico tale classificazione è derivata da una analisi statistica fatta sul campo grazie anche a dei questionari somministrati tramite siti web. In una prima fase son state identificate 5 delle 6 antinomie e poi successivamente è stata rilevata la sesta relativa alla sacralità.
Nell’economia di questo breve post non si possono certo riassumere le circa 500 pagine del testo ma è interessante confrontare le sue conclusioni con quelle da me presentate autonomamente con la metodologia Color People Management CPM nel testo meno verboso, di circa 100 pagine, dal titolo Il Colore delle Persone .
Il nostro premier democratico, infatti, presenta a livello comunicativo una ricchezza maggiore rispetto a quella tipica dei democratici americani evidenziata come limite nel testo suddetto sulle Menti tribali. Oltre al valore tipico dei democratici della Protezione dall’oppressione (prime due antinomie), non mancano i riferimenti all’equità di trattamento (lealtà), alla meritocrazia (correttezza), al riconoscimento dell’autorità (autorità) ed infine, perché no, alla sacralità.
Il saper comunicare alla pancia dell’elettorato, considerando la natura intuitiva e fondamentalmente di gruppo dello stesso e saper toccare tutti i sei gusti recettivi come da metafora di Haidt rappresenta sicuramente una maggiore potenzialità di consenso allargato.
D’altra parte l’analisi di Haidt, considerato comunque uno dei più fini pensatori del momento presenta alcuni limiti, a dire dello scrivente, che qui vengono succintamente citati rimandando al altra sede e momento per una discussione più compiuta.
Il primo limite è di tipo epistemologico e sta nella incidentalità della categorizzazione proposta che sembra esser capitata da una mera analisi statistica. Personalmente si preferisce la derivazione concettuale basata sulla sua genesi ragionata per sviluppo dialettico, magari poi validata e confermata dalla sperimentazione ed osservazione sul campo. E la ricca ed estesissima bibliografica e le tante argomentazioni se aumentano il valore quantitativo percepito della proposta non incidono sulla sua qualità, fruibilità ed efficacia. Anzi la corposità dell’opera e della bibliografica sembra voler compensare altre dimensioni di valore meno presenti. Preferiamo soluzioni asciutte, muscolari, e reattive a impostazioni sistematiche pesanti, barocche e principalmente statiche.
Il secondo limite, connesso al primo, sta nel semplice accostamento delle antinomie suddette senza alcuna correlazione dialettica e dinamica fra i valori al loro interno in funzione dello stato temporale e mentale del soggetto o leader che le incarna storicamente ed idealmente a livello di gruppo o partito. Nella semplicistica visione di Haidt, pur considerata sofisticata per gli standard US, le 6 dimensioni sono indipendenti e capitano o non capitano esserci nella comunicazione politica in funzione della sua forza e coscienza psicologica.
Il terzo limite, infine, è dato dalla implicita presunzione di poter dare ed offrire una semplice ricetta vincente per il raggiungimento del consenso di milioni di persone e dunque della conquista politica senza tenere in debito conto della storia delle persone e delle idee specifiche che ispirano e guidano un popolo in un dato momento storico e che incarnano ideali, concetti ed obiettivi figli del processo e della loro genesi piuttosto che del sapiente mix di messaggi politici alle varie anime dell’elettorato.
Di contro nella categorizzazione proposta nella propria opera sui Colori delle Persone vengono prima presentate le due coppie Regola/Compiacimento (giallo) e Protezione/Coraggio (rosso) e di poi è sviluppata la loro dinamica relativa nel tempo e all’interno delle persone più dotate di carisma e leadership.
Vengono anche presentate le coppie di idealità passata/futura (verde) e di razionalità discussa/sperimentata (blu) che così tanto permeano e ispirano il comportamento delle masse e della moderna società tecnologica.
Nella dimensione gialla si illustra il gioco della colpa e della responsabilità identificando i danni, stabilendo i principi di correttezza e di lealtà che generano e definiscono il tradimento e l’inganno.
Nella dimensione rossa si illustra il pericolo della realtà presente, la necessità della protezione, il coraggio della ricerca della libertà dall’oppressione e dal controllo esterno, la sicurezza dell’esser illuminato, unico e speciale, capo e interprete dell’ideale del gruppo, guida, leader in grado anche di sovvertire e non compiacere le articolate parti interne al corpo politico o sociale.
Nella dimensione verde si illustra il valore degli ideali, dei sogni, del destino futuro alimentato dalla fede in esso che comprende la dimensione del sacro e del santo e dà fiducia e forza all’azione concreta fondata sul rosso.
Ma ritornando al colore dei leader la schematizzazione presentata permette di cogliere a pieno la dialettica fra la dimensione pubblica compiacente (giallo scuro) ed attenta (rosso chiaro) all’ottenimento del consenso e quella più privata ed interna che segue i propri ideali, le proprie convinzioni ed ambizioni indipendentemente dagli altri (giallo chiaro), alimentata e connessa dal coraggio, dalla sicurezza in sé come leader unico e speciale (rosso scuro) in grado di poter da solo realizzare quanto previsto.
Nel testo citato dei colori viene presentata in sé questa dialettica fra il colore giallo e rosso e le tonalità chiare e scure e si rimanda a questo per gli approfondimenti.
Il famoso “stai sereno” ad Enrico Letta è tutto in questa dualità, bipolarità pubblico/privato dove viene alternata temporalmente una modalità compiacente/timorosa ad una assoluta/coraggiosa.
Nel momento del dire pubblico stai sereno, il leader è sincero e lo pensa veramente. Sta in una modalità di compiacimento e timore di urtare o generare una reazione. Successivamente, in un momento interno il suo coraggio, il suo obiettivo e la sua ambizione di realizzare il suo progetto lo pongono in uno stato di relativa refrattarietà e non compiacenza vs l’esterno generando così l’apparente contraddizione che non è falsità predefinita ma alternanza e sviluppo dialettico articolato. La sintesi e l’apparente coerenza è possibile e talvolta è data ma non è l’obiettivo in sé. L’identità sta, invero, negli equilibri relativi alle due modalità.
D’altra parte anche nel nostro inno il massimo dell’azione coraggiosa (rosso scuro) “siamo pronti alla morte” è ottenuto con l’affermazione massima dell’idealità e del patriottismo (giallo chiaro) mentre tipicamente il massimo del compiacimento (giallo scuro) è raggiunto con un semplice dire sui palcoscenici e sui palchi nella paura (rosso chiaro) di una azione che possa impattare sui sondaggi o quantomeno sull’uditorio della sala.
Il leader in questa fase storica e soprattutto in un paese latino quale il nostro è, dal punto di vista psicologico e della comunicazione politica, un soggetto capace più o meno consapevolmente di gestire queste virate calibrate, equilibrate e proporzionali fra rosso e giallo, fra chiaro e scuro. Sia a livello personale ed individuale, sia a livello di interprete dei sentimenti del gruppo, del partito, delle folle che interpreta e che solo di pancia lo ascoltano.
Tutto questo senza parlare, per brevità, della dimensione ideale (verde) e del suo potere persuasivo sulle folle che invero nel testo di Haidt è comunque citata per giustificare e comprendere il grande consenso di folla avuto da molte dittature passate.
Tutto questo senza parlare, per brevità, della dimensione razionale (blu) che è fondamentale con il passare del tempo soprattutto per l’enfasi e l’uso fatto da possibili commentatori, partiti politici quali, ad esempio, i cinque stelle, e dai sistemi di facts checking in termini di lealtà, correttezza (giallo) oppure falsità (rosso).
D’altra parte nella teoria delle 6 antinomie questa ultima dimensione razionale viene negata a priori in base alla considerazione che mediamente è statisticamente irrilevante in quanto i portatori degli elefanti (la nostra razionalità) solo al servizio degli stessi ( la nostra pancia) nella metafora di Haidt.
Invero, a parere dello scrivente, non solo esistono e possono esser significativi nella comunicazione essendo i protagonisti del mondo digitale (i blu) pur essendo pochi (vedasi i vari Dataleaks di Falciani, Snowden e similia e lo stesso exploit del blog di Grillo & Co.) ma in alcuni paese sono oggettivamente in numero rilevante come nel Giappone e dintorni.
Sicuramente nei mondi latini, ispanici e nord europei ed anglosassoni il giallo e il rosso sono prevalenti rispetto al blu. In America è anche molto diffuso il verde per la radice passata di emigranti del popolo.
In sintesi, l’analisi e il testo di Haidt, se da una parte induce molte riflessioni e stimoli alla riflessione politica dall’altra, a parere dello scrivente, non coglie l’essenza psicologica e politica dei leader più efficaci né offre meccanismi di interpretazione e decodifica fattivi per la previsione del loro comportamento nel medio e lungo periodo.
Il guanto è lanciato. Si aspettano i commenti.