Per una ingegneria della storia

Noi ingegneri siamo abituati a ragionare con i numeri e molte soluzioni diventano fattibili perché riusciamo a farli tornare. Siano problemi di statica, di dinamica oppure legati ai nuovi sistemi digitali, i numeri delle misurazioni e dei dimensionamenti devono essere fra loro armonici e congruenti rispetto alle leggi della fisica e del settore affinché il tutto stia in piedi.

Molte delle soluzioni si articolano in primis nello spazio per poi toccare la complessità del tempo solo per gli aspetti dinamici, sistematici od eventuali, oppure nella pianificazione dei progetti correlati. Quasi mai il tema iniziale è il tempo in sé come intervallo specifico articolato in altri periodi con leggi predefinite oppure momenti kairos, solo di poi con un proprio spazio.

Nella Weltanschauung occidentale il tempo tende ad essere pensato come omogeneo, continuo come un flusso di acqua trasparente che scorre uniformemente. Invero è noto a tutti noi che la percezione dello stesso e della sua durata è radicalmente dipendente dal momento e ci sono giornate ed attimi speciali quali, ad esempio, quelli di particolari ed inspiegabili coincidenze. Sul tema si sono cimentate già alcune fra le maggiori menti del ‘900 da Jung a Wolfgang Pauli, si quello del principio di indeterminazione della fisica quantistica, con anche il loro interessante carteggio multidisciplinare e molti altri.

Sembra che le coincidenze o le premonizioni nascondino, in una commistione di elementi oggettivi e soggettivi, dei significati non immediatamente percepibili basati sulla non linearità del tempo e sul significato associato al momento in sé, in quanto tale, in un ordine di risonanze cicliche universali.

Nel dibattito internazionale generale, ultimamente, iniziano ad emergere delle prime riflessioni, quali il libro del 2006 di Jacques Attali dal titolo “Una breve storia del futuro” che ripercorre la storia dal 1200 fino ai prossimi 50 anni oppure il best seller mondiale “Homo Deus: breve storia del domani” di Yuval-Noah-Harari oppure il recente “L’ordine del tempo” del nostro grande fisico Carlo Rovelli. Ognuno di questi testi fa una analisi del passato e/o del tempo per poi proporre delle congetture sul futuro senza tentare, a mio avviso, di identificare una metrica generale capace di coprire tutta la scala del tempo che oscilla dall’attimo all’era.

Ed è proprio in questa ottica, tipicamente da ingegnere, che mi fa piacere condividere con voi semplici riflessioni fatte a seguito di accadimenti recenti che possono essere di aiuto per gettare un minimo di luce in questa nuova affascinante sfida e dimensione della comprensione.

Il primo evento di illuminazione risale al 2016.

Era il 24 giugno ed erano le 2.40 quanto la sterlina iniziò a virare in chiave Brexit a seguito della progressione dello spoglio delle schede. Avevo 24 anni base 24.

Tutte semplici coincidenze, appunto, che mi fecero subito concentrare l’attenzione sul numero 24 tanto che ci scrissi subito un ebook dal nome appunto Brexit24. Personalmente prima ero legato al 3 tant’è che il mio primo sito web nel 1996 aveva il domino 369.com e pertanto il 24 mi era del tutto nuovo.

Il secondo evento fu quello sismico del 24 agosto che fermò il campanile di Accumuli alle 3.38, preceduto nel pomeriggio da coincidenze soggettive molto atipiche. L’aspetto sorprendente erano proprio queste coincidenze fra micro e macro scale temporali e fra elementi soggettivi ed oggettivi.

Il terzo evento fu una anomala tromba d’aria nel Lazio, il 6 novembre, che fece due vittime in due località distanti ma in asse con una direzione coincidente verso l’epicentro del terremoto del 24. Casualità.

Infine, il quarto evento, mediaticamente molto più forte, fu la tragedia a tutti nota di Rigopiano del 18 gennaio.

Iniziai a provare a dare senso ai momenti, ai giorni, ai mesi e al tempo in generale analizzando anche la durata degli intervalli e seguendo tutta una serie di potenziali logiche numeriche correlate quale quella del 24 come 12*2 oppure 8*3.

Ad esempio, vedendo che gli ultimi tre eventi suddetti erano tutti separati da circa 12 giorni e 2 mesi identificai la strage di Orlando del 12 giugno 2016 e il disastro naturale del Mocao del 31 marzo come momenti precedenti e successivi.

Visualizzai il tutto sulla mappa geografica ed ottenni un perfetto triangolo rettangolo con vertici in Orlando, Mocao e la zona dell’epicentro.

Altra coincidenza questa volta geometrica e spaziale già ottenuta in passato in tutt’altro ambito (vedasi il post sul Successo imprevedibile .

Dall’analisi di Brexit24, avendo notato che il 2016 è invero un anno numericamente molto particolare essendo il 1200 base 12 simile al 1000 base 10 e al 1452 che è 1100 base 11, e dunque in forte asse con lo spirito temporale cristiano occidentale mi iniziai a chiedere se queste coincidenze temporalmente locali legate alle 24 ore, ai giorni e ai mesi potessero avere risonanze cicliche globali su scale temporali maggiori.

Sottraendo semplicemente 24 anni dal 2016 arrivai prima al 1992 e dipoi al 1968: due anni, anche loro, pieni di forti discontinuità ed eventi anche violenti che hanno generato cambi radicali, ampiamente imprevisti dagli esperti di settore.

Queste tipo di riflessioni hanno anche illuminato dei miei recenti scritti sui tempi futuri dell’intelligenza artificiale quali questo qui.

Applicando la sotto strutturazione del 24 come 8+8+8 arrivai al senso della domenica e della settimana come periodo di 7 giorni che ci scandisce la vita quotidiana e dunque dell’8 come nuovo corso e sottodiscontinuità all’interno del 24 in una esodialettica di sapore Hegeliano. E dunque la grave crisi della Lira del 1976 (68+8 ) che portò ad una svalutazione del 12% mi apparve più simile se non “vicina” temporalmente alla recessione recente del 2008 (2016-8) sempre imprevista anche dai più grandi economisti.

Aumentando, invece, la scala temporale sottraendo 240 al 2016 arrivai al 1776 anno della indipendenza americana, data di nascita della società degli illuminati nonché data scritta e presente in ogni dollaro americano alla base della piramide con l’occhio. Chiudendo cosi, in un certo senso, il cerchio di una sensibilità dello spirito inglese in relazione al resto del mondo con la metrica del 12. In quest’ottica la Brexit mi apparse come un eco coincidente con la grave crisi della sterlina del 1992 ed il 1944 come l’anno predestinato e necessitato per lo sbarco in Normandia.

E qui mi fermo per motivi di spazio.

In sintesi, una nuova logica basata sul tempo, dal grande potenziale predittivo, sembra emergere con forza ribaltando in modo disruptive la relazione fra le coppie noto/ignoto e passato/futuro e quella micro/macro.

La sfida e la complessità della sua comprensione richiedono risorse, tempi ed energie che ben vanno al di là dell’ambito personale e sarebbe molto interessante avviare progetti di addestramento di reti neuronali con algoritmi di deep learning per una ingegneria della storia in grado di delineare gli effettivi spazi di azione del nostro agire comune futuro.

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