Negli ultimi anni c’è molto interesse nelle “smartcity” e la crisi immobiliare ed economica connessa con l’aumento della pressione antropica ha aumentato l’interesse sul tema
Il recente convegno sul tema tenutosi all’Università Europea è stato un momento importante di riflessione sullo stato attuale delle tematiche.
Gli interventi tenuti da validi esperti ed ingegneri hanno evidenziato tutte le problematiche relative alla mobilità e, visto che siamo al roma, a quella del GRA, e alle interrelazioni forti con la nuova rivoluzione denominata IoT ovvero Internet delle Cose.
In tempi non sospetti, circa 4 anni fa, ebbi modo di scrivere in inglese un post a cui rimando per chi volesse approfondire. Ora qui è interessante analizzare tutta questa nuova rivoluzione connessa alle smartcity con la tematica dell’identità digitale cosi attuale in questo momento nel dibattito in Italia.
Le riflessioni più scontate si tralasciano vista la moltitudine di articoli e post in rete sul tema. Invece qui si vuole riflettere sul sistematico fallimento praticamente di tutti i progetti che volevano conseguire tale risultato impattando significativamente sulla cittadinanza. Le sperimentazioni le lasciamo agli istituti di ricerca o di studio.
E’ mai possibile che attribuire l’identità “digitale” ad una persona sia cosi difficile e costoso e comunque organizzativamente complesso? Sicuramente vi sono questioni e dialettiche locali/globali, comuni/ministero ma c’è dell’altro.
Le soluzioni fino ad ora viste hanno digitalizzato il documento tradizionale cartaceo ipotizzando la distribuzione di decine di milioni di “carte” nazionali dei servizi o di identità elettronica e cosi via…
Hanno continuato a concepire il problema in una logica di “atomi” e “tradizionale” senza tener conto della natura della dimensione digitale che, come già detto in molti altri post, segue logiche ben diverse.
E’ naturale, pertanto, che questi approcci abbiamo generato soluzioni molto complesse, talvolta contraddittorie e non sempre forti dal punto di vista della sicurezza, della ridondanza e del rischio dei “furti” di identità!!!
Invero il “mondo” digitale ha sempre avuto un problema di autenticità, identità e di protezione dagli abusi e ha, via via , elaborato soluzioni efficaci la cui genesi può darci molti suggerimenti.
Ad esempio nel mondo internet dei miliardi di miliardi di pagine web il motore di ricerca ha sempre avuto il problema di saper identificare e distinguere la pagina “vera” da quella “copiata” per dargli la visibilità meritata.
Nel mondo della telefonia mobile è importante saper identificare il titolare dell’utenza indipendentemente dall’utenza “dichiarata” che, soprattutto per reati e delitti, è sicuramente “fittizia”.
Nella primavera araba quando alcuni governi del nordafrica collezionarono sistematicamente le credenziali dei propri cittadini per tracciarli nelle loro comunicazioni e poterli reprimere e/o condannare divenne importante esser in grado di ridare i profili e le identità al controllo delle persone “vere” e levarli dall’esproprio effettuato dall’autorità governativa.
Senza evocare alcuni periodi remoti della storia europea che non certo brillarono in termini di libertà di pensiero, il recente scandalo del Datagate ha gettato forti ombre e dubbi sul rischio di sistemi di controllo e spionaggio massivo delle singole persone tramite le loro identità “digitali” legate al mondo della telefonia o dei dati internet. Si mettono cartelli per tutelare i singoli cittadini sulla possibilità di “riprese video” eppoi non li si avvisano adeguatamente che anche l’ultimo stupido gioco su smarthphone a cui diamo le autorizzazioni richieste con grande “leggerezza” potrebbe farlo trasformare in microfono e telecamera spia con la passività dei produttori.
Basterebbero 3 misure per tutelare effettivamente gli utenti dei tablet e dei telefonini di ultima generazione:
1. possibilità di levare le batterie
2.possibilità di chiudere a livello hardware con una finestrella le videocamere
3. possibilità di chiudere il microfono con un meccanismo hardware di interruzione del circuito.
Non penso che la Merkel fu felice di sapere…ne penso che Renzi o altri primi ministro amerebbero cosi tanto la loro tecnologia che li “circonda” se iniziassero a sospettare che questa stessa potrebbe già essere la moderna strumentazione di audio e video spionaggio…
Ma tutto questo ci porterebbe lontano da questo post…ritorniamo all’identità digitale.
Riprendendo gli esempi su citati possiamo dire che per rinforzare e fondare l’identità digitale è utile legarla, oltre alle ovvie misure biometriche, anche alla rete di relazioni del soggetto. Relazioni con persone, con immagini o proiezioni, parti, caratteristiche di se stesso ma anche e soprattutto con le cose: e qui ecco che viene il legame con l’Intenet delle Cose e con le Smartcity.
Ad esempio stanno per entrare sul mercato tutta una serie di dispositivi anche da polso che monitoreranno continuamente i nostri parametri fisici e saranno continuamente in comunicazione con noi, con terzi e con sistemi di intelligenza distribuita. L’unione e la collezione di tutti questi dati in tempo reale profilati adeguatamente garantiscono l’autenticità di un soggetto ma molto di più di ogni singola chiave elettronica o transponder che ha il grosso difetto di comunicare al più con solo “un soggetto”: la sua centralina. Infatti mi dicono che le auto di una certa importanza vengono trafugate o sostituendo la coppia chiave/centralina oppure, peggio, sottraendo al soggetto la chiave e facendo diventare il furto una rapina.
In sintesi possiamo dire che con l’aumentare sempre maggiore della digitalizzazione delle cose, delle persone e soprattutto delle comunicazioni fra loro saremmo sempre più in grado di dire che Tizio è colui che possiede/comunica con certi tempie stili con tutta questa collezione di cose.
I meccanismi di identità “relazionale” possono specificare molto ma molto di più di quelli “in se” e questo è sempre più evidente nel mondo digitale.
Ad esempio sui social link quali facebook e linkedin metter un profilo dichiaratamente falso o metter dati ed informazioni non autentiche espone al riconoscimento della falsità in modo proporzionale alla quantità ed articolazione della rete dei contatti. Diffido sempre da coloro che “non hanno connessioni”. Sono i profili finti perfetti. E questo è anche utile per capire se all’interno dei profili dei propri figli ci siano potenziali “pedofili” mascherati da amichetti della classe.
Già tutti noi abbiamo già una serie di identità digitali che ci permettono di “stare” in quel mondo. Meccanismi che ereditino e/o comunque si rafforzino con queste identità già pregresse hanno notevoli fattori di successo
Da quanto detto emerge con forza che le soluzioni per l”identità digitale e la loro selezione deve esser fatto da soggetti che conoscano profondamente tali dinamiche e sappiano garantire condotte oneste lontane dalle pressioni dei fornitori che vedono in ogni progetto rilevante una opportunità di vendita.
Molti degli standard, dei progetti, delle soluzioni in Italia è gestito e deciso dell’Agenzia Digitale per l’Italia sulla quale in connessione alle smartcity ho avuto recentemente modo di parlare ad un recente convegno.
Ecco qui il video.
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