Un mio recente intervento ad un convegno sulla sicurezza ed internet mi ha dato spunto per la presente riflessione. Dopo aver parlato di dati esposti in rete e dei rischi connessi e dell’importanza della sicurezza e della loro protezione il relatore successivo, un noto professore della Sapienza esperto di sicurezza informatica, nella sua esposizione ha posto l’ipotesi, anche la sua tesi che il pericolo o comunque l’obiettivo maggiore dei furti di dati non è tanto in sé quanto per la creazione di scenari comunicativi volti ad influenzare e condizionare rapidamente moltitudini di milioni di persone.
Ha fatto il caso di una trasmissione di un TG di della Repubblica Ceca che faceva vedere nello sfondo una esplosione che poteva essere associata molto grossolanamente ad un fungo atomico e ha parlato dell’effetto virale e fortemente impattante su tutta la popolazione che ha subito creduto allo scenario peggiore. Ha parlato della forte velocità di propagazione delle notizie in rete che in pochi minuti possono raggiungere miliardi persone connesse in rete. E così via.
Nell’economia del convegno non c’era modalità e tempo per una risposta e un dibattito sul tema e da qui il presente post come spunto e risposta comunque interessante alla domanda:
“la rete è elemento di libertà o di condizionamento delle masse e delle singole persone?”
Nella mia prospettiva asettica del dato e della sua protezione non vi era una ipotesi necessaria sull’uso possibile e strumentale dello stesso: etico o non etico. D’altra parte la storia recente parla di famosi data leaks che hanno dato una maggiore libertà di coscienza e dunque di potenziale opinione e comportamento conseguente su questioni di interesse pubblico. Senza citare Snowden, ad esempio, la stessa famosa lista Falciani dei clienti della banca svizzera ha dato informazioni importanti alla determinazione del capitale reputazionale dei clienti stessi.
Dal mio punto di vista la rete con la sua attuale struttura è elemento più di libertà che di condizionamento. Ad esempio, per rimanere in ambito italiano, un sito tipo quello di dagospia riesce a fornire uno sbocco a tutta una serie di notizie che altrimenti potrebbero essere sostanzialmente taciute da un accordo delle maggiori testate online o dei media tradizionali. Ad altri livelli internazionali esistono vari siti e testate che si propongono proprio questo ruolo di giornalismo di inchiesta e riescono a raggiungere un significativo numero di internauti allergici alle informazioni preconfezionate delle agenzie stampa.
Ovviamente in questi casi può capire qualche notizia tossica o non completamente verificata nella filiera ma questo accade anche sulle testate principali.
Di contro possiamo dire che le notizie virali hanno in rete una capacità di propagazione e diffusione che non è mai esistita nella storia dell’umanità. La velocità di propagazione, infatti, procede a tasso esponenziale e dopo pochi passaggi può saturare i miliardi di persone collegati.
Soprattutto il processo di propagazione, in quanto esponenziale ed esplosivo è difficilmente controllabile una volta innestato e può esso stesso costituire il problema al di là della realtà rappresentata e della sua verità o meno.
Se, però, analizziamo più da vicino i meccanismi di propagazione e combustione vediamo che il loro comburente od ossigeno sono i social network tipo facebook oppure i motori di ricerca come google ed in generale i meccanismi di propagazione e condivisione delle informazioni.
Se, ad esempio, già Google e Facebook ponessero in essere dei limitatori di velocità di propagazione delle informazioni di certo genere questo basterebbe a stabilizzare il processo che altrimenti potrebbe essere altamente instabile. Soprattutto considerando i possibili impatti sui mercati borsistici particolarmente sensibili agli umori e ai trend.
La realtà è che stiamo aumentando sempre più la fragilità del sistema complessivo e questo lo espone ad attacchi, abusi e comportamenti che nella old economy non avrebbero potuto nuocere.
Ad oggi simili meccanismi di controllo della condivisione e della velocità non esistono perché vengono avvertiti come limiti della libertà di sapere ed anche perché ancora non vi sono stati casi eclatanti di condizionamento pericoloso di massa.
Rimanendo nel tema e pensando all’IS la crudeltà dei contenuti e l’esposizione data ha contribuito significativamente alla diffusione ed indiretta promozione dello stesso nel mondo come antisistema.
In sintesi l’esistenza e la possibilità di accedere alla rete sicuramente rappresenta un momento di libertà soprattutto nei paesi nei quali la gestione dei media tradizionali è detenuta da oligopoli ristretti se non da regimi veri e proprio dittatoriali. D’altra parte il valore e l’affidabilità dell’informazione acceduta in rete è di peso ben diverso da quella dei media analogici in quanto può più facilmente essere frutto e prodotto di un processo virale che non ha, a monte, verificato la sua attendibilità, o peggio può dare una visione distorta nell’equilibrio generale.