AGID E ANAC: politici, magistrati e digitale

fmagidDue agenzie, due acronimi simili che rivelano due mondi in forte evoluzione che possono ridefinire lo sviluppo dell’Italia nel breve periodo in termini politici, economici e di sopravvivenza democratica.

Possono perché molto dipende dalla sensibilità dell’attuale governo nel decodificare le potenzialità di AGID, alla luce della forte evoluzione dell’ANAC e del suo presidente, nel delicato processo, di questi giorni, di scelta del suo nuovo DG. La giusta persona potrebbe, infatti, far rinascere l’Autorità dandogli finamente identità e ruolo in correlazione dinamica con l’ANAC a sua volta nata dall’AVCP.

Nel primo bando, infatti, con la nomina di Alessandra Poggiani furono apprezzate molte le qualità comunicative ma, a modesto parere dello scrivente, con la nomina non fu colta tutta la potenzialità dell’istituto attualmente già pieno di contraddizioni, conflitti e una apparente cronica difficoltà nelle esecuzione dei piani.

Sulla natura, genesi e potenza dell’ANAC non servono certo qui miei parole. Ho incontrato recentemente, de visu, Cantone dopo averlo sentito intervenire in un convegno e dibattito e devo dire che riassume in se notevoli capacità comunicative non affatto scontate oltre a quelle ben “note” di magistrato. Sta, infatti, interpretando ed incarnando magistralmente lo spirito del mondo che guida e muove l’ANAC.

L’EMERGENZA E L’OPPORTUNITA’

Con il nostro agire soprattutto a livello apicale e di vertice nelle varie organizzazioni private e pubbliche stiamo sempre più avvicinandoci verso uno scenario diemergenza di default della Grecia con conseguente impennamento dei tassi per l’Italia per un déjà vu a livello di stato della stessa dinamica innescata dal fallimento della Lehman Brothers ( 15 settembre 2008) dopo 158 anni di attività.

Le responsabilità sono ricorsive a partire da quelle dei vertici internazionali fino a finire con quelle dei capistruttura dei vari progetti che han permesso le inefficenze di cui abbiamo notizia dai giornali.

Si continuano a seguire logiche locali, abituali e si manca di coraggio per scelte di rottura ed innovative ad alto valore simbolico capaci di invertire la tendenza. Le docce fredde e gli spaventi di repentini cambi di tempo finanziario son riusciti ad introdurre discontinuità ma affinchè queste siano costruttive e risolutive richiedono d’esser figlie di una minima pianificazione, concezione e scelta consapevole piuttosto che meri accadimenti necessitati dal volgersi degli eventi.

La fortissima evoluzione tecnologica che ha digitalizzato molto della società contemporanea ha portato ad una ridefinizione radicale dei tempi e dei costi di reperimento e trasmissione dell’informazione. I capitali reputazionali di ognuno, costruiti con anni ed anni di buona condotta comportamentale sono esposti mai come prima ad una rapida erosione ad opera di agenti istituzionali ed organizzati o, peggio, ignoti ed improvvisati. Gli scandali da Snowden, alle pubblicazioni delle intercettazioni telefoniche, alle campagne di diffamazione sono solo alcuni degli esempi dello stesso principio su esposto.

Intercettare una comunicazione sia tramite cellulare sia tramite internet sia ambientale è diventato molto semplice ed economico. Abbiamo miliardi di microspie capaci di ascoltare e riprendere tutto quello che hanno intorno per trasmetterlo in tempo reale remotamente a chi è interessato. Addirittura ce le portiamo con noi, a nostra insaputa, e le teniamo 24 ore al giorno accese negandoci la possibilità di spegnerle.

Non ci credete? Pensate che sia fantascienza?

Sto parlando soltanto degli smartphone ultimi e di tutti quelli ai quali non si può levare la batteria e che è facile “infettare” con un intervento specialistico sull’apparecchio di meno di 15 minuti per trasformarli, ad insaputa del detentore, in una di quei miliardi di microspie che dicevo. Poi a portarli dovunque, anche al bagno, ci pensiamo noi. E’ il nostro telefonino, nella paura che ce lo rubino nella sua dimensione fisica, ci esponiamo al furto più delicato dei suoi contenuti e della realtà e dei nostri momenti più privati momento per momento! Sic! Almeno i modelli con la batteria removibile ci lasciano un minimo di libertà!

Di fatto la società è dominata a livello di conscenze dagli informatici e dagli ingegneri del settore digitale (informazione) che hanno gli elementi e il background per poter comprendere via via nel tempo e non solo nell’istante i vari sviluppi e se adeguatamente flessibili mentalmente, ritarare la propria mentalità e la percezione del vero valore per cambiare dinamicamente la visione del mondo. Per una Weltanschauung che comprenda le dinamiche digitali in atto.

Invece a livello di coscienza collettiva è fortemente legata alla cultura dell’immagine. Prima della televisione con i suoi modelli e format anni 90 e inizio millenio, poi sempre più con modelli di fiction  promozionali di comportamenti e prodotti, infine recentemente con produzioni illuminate di film e serie a forte impegno  con legami e intrecci forti fra potere politico esecutivo e potere produttivo delle stesse.

INFORMATICA E MAGISTRATURA

Gli stessi magistrati, a partire dagli anni ’70 con Borruso ed altri intuirono l’enorme potenziale della rivoluzione digitale appena iniziata con i mainframe e costituirono sistemi evoluti di archiviazione e di ricerca semantica dei documenti che ancora a tutt’oggi le potenzialità di google appaiono limitate. Reti semantiche, espansioni su alberi di porfirio, analisi spettrali hanno caratterizzato fin dall’origine il sistema FIND del massimario della Suprema Corte che ho avuto l’onere e l’onore di progettare nella migrazione verso le nuove architetture web distribuite mantenendo le sue grandi doti e ricchezze per ottenere l’attuale Italgiure Webhttp://www.italgiure.giustizia.it/ ). Qui il contesto di propagazione del valore era ed è univoco ed è la rete dei terminali istallati in ogni tribunale. L’effetto era ed è a medio lungo termine in termini di maggiore omogeneità, coerenza od innovazione per negazione della giurisprudenza in materia.

Di poi negli anni ’90 Di Pietro scopri le potenzialità dell’informatica individuale e dei personal computer per la gestione delle correlazioni fra le migliaia di fatti e di evidenze del processo mani pulite che proprio grazie a questo approccio sistematico e sistemico rivoluzionò ed impattò su tutta una generazione politica. Qui tutta la produzione del valore era univoco ed era per l’aula del tribunale, prima, durante e dopo del processo mani pulite. L’effetto fu a medio e corto termine perché la TV e la stampa seguirono il processo e gli dettero una sua conseguenza immediata in tempo reale.

Nei primi anni del nuovo millenio molte procure hanno scoperto le grandi flessibilità consentite dalle intercettazioni telefoniche, ambientali e tramite virus o applicazioni per rendere computer e telefonini virtuali punti di ascolto, ripresa, tracciamento ed invio di comportamenti, conversazioni e fatti che avvengono nello loro prossimità. Qui tutta la produzione del valore era ed è bivalente. Da una parte l’esito processuale a medio e lungo termine in modo istituzionale, dall’altra a tempo programmato per intaccare il capitale reputazionale dei soggetti coinvolti tramite un attento e anonimo coinvolgimento, nel momento più utile, della stampa e dei giornalisti.
Infine nella seconda decade del nuovo millenio con l’affermarsi del mondo dei big data e degli open data la magistratura ha capito l’enorme potenziale informativo e di controllo intrinseco permesso dalla loro applicazione a tutti i comportamenti di “scelta” delle organizzazioni, in primis pubbliche, ma in generale di interesse pubblico. I siti web nelle loro sezioni Amministrazione trasparente e l’integrazione dinamica e continua di queste sezioni con i sistemi contabili ed i sistemi di gestione delle delibere permettono una visione completa e a distanza a costo quasi nullo e, soprattutto, anche in crowdsourcing da parte dei cittadini.

Qui tutta la produzione del valore è aperta al mondo esterno sempre in ogni momento che beneficia di un grande capitale comportamentale organizzativo. Sia in termini negativi e sanzionabili sia in termini costruttivi ed emulativi.

La stampa, le aziende, gli opinion leader, i critici, i magistrati, i partner, le aziende, tutti gli stake holder hanno sempre in ogni momento a disposizione un capitale di informazioni che ancora stentano a capire in tutta la loro valenza e portata rivoluzionaria e in certi termini destabilizzante.

L’insieme delle Fondazioni politiche appaiono ora, in questo scenario, come isolotti circondati e sospetti per il solo fatto di esser fuori dal sistema suddetto. La nuova norma e normalità della trasparenza rende opaco e scuro tutto quello che vi si sottrae o è ancora ai suoi margini. Per default sei negativo a meno che ti spogli.

Questa dinamica è potenzialmente destabilizzante di sani equilibri perché è risaputo che in mano a stampa faziosa anche il dettaglio più insignificante, anche il bicchiere più pieno può esser, ad arte, fatto percepire come vuoto o importante. Un giornalismo scandalistico e strumentale unito a questo flusso di informazioni continue e reiterate possono destabilizzare e condizionare anche le condotte più equilibrate inducendo proprio i comportamenti e gli atti che si vuole formalmente combattere.

Se il mio capitale reputazionale è perso ed è irrecuperabile allora, perso per perso, perdo anche gli scrupoli ed i comportamenti virtuosi e faccio proprio quello di cui da mesi mi si accusa ingiustamente e strumentalmente!
Ma come contrastare, come reagire, come gestire questo trend ormai consolidato?

Le fondazioni politiche ormai sono isolate e rappresentano, come le cassaforti, elementi di maggiore attrazione ed interesse piuttosto che di sicurezza, protezione e contrasto. I quadri che le nascondevano sono caduti e tutti i riflettori illuminano le loro combinazioni di apertura. E’ solo questione di tempo la loro apertura.

Ed è proprio qui su questa esigenza che si innesta il tema di questa riflessione politica sulla relazione fra ANAC ed AGID.

L’ANAC nasce dalla AVCP e trova la sua identità nel ruolo di controllo, di prevenzione e di contrasto, di Vigilanza su eventuali condotte illegali in ambito pubblico. E’ giusto e normale che vi sia un magistrato a guida e che l’atteggiamento culturale sia quello correlato. La sua identità è nota a tutti e non va qui esposta.

D’altra parte prima di introdurre il ruolo possibile dell’AGID è utile ripercorrere alcune dinamiche fra leader della storia recente che han visto protagonisti politici e magistrati. Non saranno fatti nomi perché qui interessa la dinamica in se ed principi al fine di interpretare e prevedere gli sviluppi possibili piuttosto che scrivere un trattato di storia passivo. Andiamo nel passato ma quello prossimo e non remoto

IL LIVELLO PASSATO e L’ANALISI POLITICA

LA PRIMA FASE

Il magistrato della prima fase denominato di seguito M1   vive il fare per fermare il male a fare. Usa il Tracciamento Digitale come elemento strutturale e costitutivo della asimmetria informativa. Ha molto coraggio e anche grazie al suo potere informativo contrasta la criminalità più efferata e strutturata a rischio della vita propria e dei propri familiari. Gestisce il rischio connesso agli effetti “laterali” delle indagini sia con una azione protettiva di polizia e di controspionaggio sia con una azione mediatica pesante e potente di ricerca del “consenso” volta a creare potere “effettivo” da contrapporre ad eventuale potere politico volto a “svuotare” da dentro il potere sanzionatorio e operativo.

Il politico della prima fase denominato di seguito P1  vive spesso il dire come opposto del fare in dialettica con il magistrato tradizionale. Dalla Regola come elemento strutturale e costitutivo della competitività attraverso il coraggio della sua infrazione e l’abilità nella gestione e riduzione dei rischi connessi sia con una gestione lunga ed articolata dei tempi della giustizia (vs la prescrizione o l’annullamento in ultimo grado per problemi formali) sia con una gestione immediata e tempestiva degli spazi di informazione di massa con controprogrammazioni alternative di grande richiamo o programmazioni “ad hoc” volte a deleggittimare il soggetto attore dell’azione punitiva (metodi boffo, pane et circensem, campagne mediatiche) per la salvaguardia del capitale reputazionale del soggetto.

Nel politico della prima fase P1 il fattore primario è la NORMA giuridica e dunque il soggetto principe è l’avvocato fidato in parlamento e fuori del palazzo l’informazione condizionata e dunque il giornalista compiacente o la programmazione televisiva “ad hoc” ed il giudice ossessivo, scrupoloso e formale della dura lex sed lex.
Nel magistrato della prima fase M1 il fattore primario è l’INFORMATICA, il programma, che correla e traccia le relazioni (si ricordi dell’indagine di Di Pietro e del suo uso dell’informatica per tracciare tutte le relazioni) internamente nella procura ed esternamente il giornalista anche di “assalto” non allineato che prende la “soffiata” e la divulga, magari propri sfruttando i media digitali.

LA FASE ATTUALE

Il politico attuale denominato P2 se da una parte risente della tradizione ed avviamento del politico della fase precedente P1, dall’altra inverte lo schema e parte dalla campagna stampa e dal culto dell’immagine, teoricamente figlio del ramo diversivo della programmazione tv, per poi arrivare alle regole “informative” negate nell’azione: ad esempio “lo stai sereno” a Letta. Nell’accentuare l’immagine e il capitale reputazionale percepito può anche farsi carico e promuovere azioni legislative fortemente limitative e sanzionatorie sulla stampa che pubblica anzitempo intercettazioni ed altro contenuto di indagine. Purtroppo la storia ci insegna che l’aumento della sanzione non fa che aumentare l’interesse e il valore del bene negato aumentando, indirettamente, il valore dell’infrazione! sic! (vedasi proibizionismo e similia). E’ una reazione naturale, politica ma molto miope e del tutto inconsapevole delle dinamiche qui esposte.

Il magistrato attuale denominato M2 se da una parte risente della tradizione ed avviamento del magistrato della precedente fase M1 nasce ed è posto fisicamente dalla necessità dialettica dell’attuale politico P2 per proteggere il suo (di P2) capitale reputazionale da campagne stampa mirate ed alimentate impropriamente e spesso abusivamente da leakage informativi di indagini fatte da magistrati tradizionali M1 (ad esempio si pensi al Expo e Mose). In questo modo la nascita e la crescita dell’attuale magistratoi M2  eleva e lava l’attuale politico P2. E lo stesso magistrato attuale M2, nato, anzi rinato in questo modo coglie appieno l’aspetto mediatico della sua fondazione ed articola lui stesso in modo invertito lo schema originario del magistrato tradizionale M1, comunque suo padre culturale, appunto.

Sfruttando i media digitali, i siti web, gli open data, appunto, l’imposizione di siti sulla trasparenza si pone ed impone pubblicamente per poi, successivamente, finire a fare azioni, indagini sotto traccia con norme anche da taluni ritenute molto discrezionali volte a bloccare il mal..affare anche commissariando aziende solo in odore di corruzione o mafia. La fama dell’attuale magistrato M2 e la sua popolarità nasce proprio dalla dimensione in primis informativa e dopo giudiziaria dell’azione. Il magistrato attuale M2 è  un maestro del dire. E non solo e non in primis. E’ laureato in legge e non in scienza della comunicazione.

Come si può facilmente comprendere in tutta questa dinamica appena esposta il convitato di pietra fra magistrati, politici ed esperti della comunicazione è il dominus della rivoluzione informatica e digitale, l’ingegnere informatico illuminato e multidisciplinare che cogliendo le nuove esigenze della società digitale può orientarsi nel progettare ed attuare le azioni di risposta. Con coraggio, principi, visione e determinazione.

La attuale situazione di non regolamentazione ed apertura del potere informativorappresenta, come già detto, una instabilità ed un rischio per la premiership stessa ma in generale per la fiducia e stabilità di tutta la società. Visto poi, soprattutto, che stampa strumentale e dataleaks ad arte non mancano mai. Questa situazione venutasi a creare è del tutto sbilanciata ed asimmetrica e necessita di una regolazione illuminata.

Ed è proprio su questa esigenza profonda e strutturale che si inserisce l’opportunità di dare all’AGID una identità forte, definita in cooperazione dialettica con l’AGID. E’ finito il tempo dove è forse sinergico che non funzioni troppo bene e deve esser chiamata alle armi per un primario obiettivo di tutela, regolamentazione, e protezione.

Un esempio per chiarire.

Si parla sempre di corruzione, dell’Italia come ultima in tante classifiche e graduatorie internazionali ma spesso non ci si chiede operativamente come vengono stilate tali graduatorie. Spesso sono risultato di interviste e misurano più la percezione della corruzione più che la sua presenza effettiva. Poi con la nostra esterofilia facciamo il resto. Non voglio negare la presenza dei fenomeni ma soltanto dire che molti paese molto più nordici ed occidentali di noi sono lavatrici di denaro internazionale sottratto alla legalità, al fisco e ai controlli senza che ci sia troppo rumore e scandalo. In tutti i fenomeni è importante misurare l’andamento, il valore medio e relativizzare ogni episodio al valore medio alla sostanza della questione. Se qualcuno fa 100 non può esser un 1 ad intaccare tutta la bontà del 100 che ha fatto. Ma certo se tutta la stampa e tutti parlano solo dell’1 non solo il soggetto si identifica con quell’uno e va in depressione ma si da una visione profondamente distorta della realtà del soggetto.

Ritengo che tutte le organizzazioni pubbliche abbiano per una minima percentuale un livello minimo di atti illegittimità spesso dettato da normative inapplicabili, altre volte per esigenze temporali o per risorse limitate.

L’AGID ha la possibilità e, secondo me, il dovere di regolamentare e strutturare tutto il flusso delle informazioni derivanti dagli open data e dalle sezioni Amministrazione trasparente per fornire utili indicatori aggregati di segnalazione di zone, amministrazioni, settori che sono oggettivamente molto difformi dagli standard medi esistenti in realtà omologhe. Anche ai fini della magistratura, anche ai fini del capitale reputazionale dei soggetti coinvolti in bene o in male.

L’indicazione statistica della forte correlazione fra affidamenti a soggetti congruenti di lavori e direzioni lavori può sicuramente segnalare la presenza rilevante di un sistema organizzato di spartizione e gestione dei lavori mentre la semplice segnalazione sulla stampa delle spese di poche centinaia di euro fatte indebitamente con carta di credito dell’ente fatte da un valido dirigente presta il fianco a un ulteriore abuso e/o strumentalizzazione della giustizia non più nella forma delle sentenze annunciate ad arte nei momenti desiderati, non più con una oculata ed attenta gestione dei tempi ad infinitum fino alla prescrizione o similare ma anche nella de facto creazione e montatura del caso trovato e dunque vero e non inventato e dunque più subdolo, fra i milioni di fatti fra quelli più ambigui che si prestano a tale abuso.Magari al fine della sua rimozione perché non compiacente con il sistema sistematico di divisione degli appalti.

AGID in accordo con ANAC potrebbero costituire una coppia vincente e centrata nella gestione della res publica, nella prevenzione dei mali affari e soprattutto nel controllo preventivo e continuo di eventuali strumentalizzazioni ed abusi della giustizia e del potere informativo a tutela del capitale reputazionale di ognuno di noi. Essì perché vorrei proprio vedere se un hacker buca un sistema informatico di un ente e inserisce ad arte fra i tanti record alcuni affidamenti falsi e compromettenti su specifiche persone poi come riabilitiamo la vittima. Sapendo bene quante falle di sicurezza hanno i siti web di molte PA tremo solo al pensarlo e agli scenari possibili.

La nostra reputazione, quella delle nostre organizzazioni è ormai mediata dal mondo digitale e corre alla velocità della luce. E’ fondamentale e vitale che sia tutelata e garantita con una Agenzia forte e strutturata, esperta della materia in pieno accordo ed affiatamento con l’ANAC. Evitiamo di ripetere quanto già successo per l’home banking dove si è forzata la clientela ad adottare i canali telematici senza preoccuparsi di garantire e verificare la sicurezza delle postazioni dei clienti con il risultato di un drastico crollo delle rapine fisiche in banca. E’ più facile, infatti, online! E’ facile dire digitalizziamo, pubblichiamo tutto, apriamo tutto. E’ giusto ma va fatto in modo bilanciato. Va gestita tutta la sicurezza delle reti e dei siti e dei dati della PA. Vanno sviluppate applicazioni di big data ad usum dei cittadini e dell’ANAC e cosi via. Ecco è questa la mia visione dell’AGID e il suo ruolo principale che può svolgere. Ora.