Per un nuova fondazione delle scienze esatte: la matematica e la fisica.

Avvertenza: la lettura presuppone conoscenze approfondite sia del metodo dialettico di stampo Hegeliano sia del metodo scientifico. Servono anche forti basi sui metodi matematici. Se ne sconsiglia vivamente la lettura per i non addetti al settore.

Einstein usava dire che il mondo è scritto nel linguaggio matematico e da qui, quasi, ne deduceva l'esistenza di una entità superiore che aveva creato tutto secondo una ferrea logica, non immediata per noi poveri mortali, ma capace di "spiegare" tutti i fenomeni dall'infinitamente piccolo all'infinitamente grande.

D'altra parte, già dai tempi di Isacco Newton il fatto che una sola equazione, quella della gravitazione universale, potesse spiegare sia la caduta della mela sia il movimento degli astri rappresentava un forte messaggio in tal senso di unità e coerenza del cosmo e dei fenomeni percepiti.

A partire da Galileo il metodo induttivo di osservare i fenomeni e di misurare come variano certe grandezze tipiche al variare di altre era ed è ancora la via principale ed ufficiale di scoperta delle leggi universali. Leggi che a differenza di quelle sociali, etiche e giuridiche, vengono falsificate ed annullate dalla più piccola eccezione piuttosto che rinforzate e potenziate dal numero delle trasgressioni. Da qui l'operazionismo di Bridgman e il falsificazionismo di Popper.

In questo breve ed umile post, invero, si porta avanti una ipotesi diversa e rivoluzionaria dal grande potere potenziale generativo di nuove scoperte e formulazioni.

Non è una coincidenza quasi divina che i fenomeni fisici seguano un linguaggio matematico ma si tratta di un isomorfismo dello sviluppo concettuale nel mondo reale e in quello rappresentativo funzionale e matematico correlato.

Dopo Aristotile, con il suddetto metodo galileiano si è perso l'obiettivo di spiegare e cogliere l'essenza o il QUID per limitarsi, ottusamente, al cogliere le relazioni fra le variazioni fra le grandezze ritenute rilevanti. La funzione matematica, di fatto, non spiega il perchè quanto specifica nel linguaggio dell'analisi come variano certe variabili al variare di altre. Tutto qui. Di fatti da tutta una scuola di pensiero di estrazione idealista il metodo matematico viene e veniva considerato un incedere di più basso livello rispetto al metodo dialettico. Il dimostrare dei teoremi un esercizio tautologico e autoreferenziale dove le verità emergenti erano e sono già contenute nelle premesse.

Non viene considerata la specificità del fenomeno dal punto di vista sensoriale ne dal punto di vista linguistico semantico a mo di logica aristotelica (alberi di porfirio)ma soprattutto, e questa è l'ipotesi che ci interessa, non viene derivata l'identità in termini di sviluppo e genesi dialettica passata e discontinua avuta nella stessa dimensione di interesse e di previsione.

Invero anche nel mondo astratto e universale della matematica dove è bandita la dimensione del tempo, invero c'è un movimento concettuale e un andar verso per affermazione e negazione concettuale e questo incedere e questi incedere e modelli possono applicarsi in modo isomorfo alle simili genesi e percorsi dello sviluppo esistente nel mondo rappresentato e oggetto della formulazione matematica. 

Con tale approccio di derivazione e stampo hegeliano per la maggior parte non solo otteniamo il senso e il significato identitario dei fenomeni e degli eventi tipici dei contesti qualitativi (storia, economia, politica...) ma anche  di quelli  fisici e delle scienze esatte ottenendo un metodo sistematico per "scoprire" le nuove teorie e modelli di funzionamento.

La scoperta, l'idea, la nuova formula e teoria scientifica, dunque, non tanto come figlia di un momento irrazionale e geniale di una mente superiore, quanto di un sofisticato ed analitico sviluppo "doppio" concettuale a livello fenomenologico e analitico matematico e simulativo. Il potenziale è enorme e servirebbero energia, tempo e determinazione per metter su il "progetto" ma i risultati promettenti sono infiniti.

Infondo nei domini più tradizionali è già nota la verità che dall'albero genealogico e dall'analisi degli ascendenti passati e del proprio passato si può derivare molto del potenziale e del futuro di ognuno per affermazione o negazione. Che il futuro sia nel passato è quasi luogo comune. Ma il concepire il divenire e lo sviluppo concettuale astratto come metodo principale e guida per la "scoperta" o meglio generazione delle formule matematiche e fisiche falsificabili è tutt'altra cosa e ridefinisce decenni di pagine di epistemologia imperante.

Per finire un semplice esempio che però  può dare un esempio concreto dell'approccio suddetto.

Fermiamoci a Newton e alla formula della gravitazione universale cosi molti lettori possono seguirci senza particolari ed evolute nozioni di base matematiche invero richieste per la teoria della relatività e della meccanica quantistica.

La formula F=K*(M1*M2)/R^2 viene presentata come "frutto" dell'osservazione e della misura delle variazioni esistenti fra le grandezze caratterizzanti i fenomeni di attrazione e movimento dei corpi: M1 e M2 le masse dei due corpi espresse in Kg, R la distanza fra gli stessi espressa in metri e K una costante chiamata di gravitazione universale.

Ma se veramente tale formula fosse il risultato della semplice osservazione quale è la probabilità di ottenere una formula cosi "elegante", cosi "semplice": perchè non R^2,03 oppure R^1,03 e poi perchè le masse non elevate a 1.04 invece di 1 e cosi via. Da questo punto di vista viene naturale la percezione di Einstein che la formula sintetica che regola il movimento degli astri e la caduta dei gravi è cosi semplice perchè invero il mondo è stato scritto (da "Dio") in linguaggio matematico. Stesse considerazioni posson esser fatte sulla teoria della relatività appunto di Einstein.

Invero la formula non poteva non esser quella e a tal fine occorre porre l'attenzione alla struttura matematica della stessa e al "senso" in termini di sviluppo delle operazioni coinvolte. Le masse sono correlate fra loro dal "PRODOTTO". Ora il prodotto è il secondo momento dello sviluppo concettuale che vede come primo momento l'ADDIZIONE" che diventa prodotto nel momento della coincidenza degli addendi cosi come poi la moltiplicazione si toglie in aufheben nella operazione di ESPONENTE nella sintesi dell'identità dei fattori delle volte e dell'oggetto delle stesse. Più precisamente nella coincidenza indistinguibile dei due momenti della moltiplicazione del fattore e delle volte testimoniata dalla proprietà commmutativa e dallo stesso valore emerge l'elevamento a potenza del 2, il quadrato -> R1*R2=R2*R1->R^2 nel caso di R1 e R2. Tornando in modo isomorfo al fenomeno fisico se R1 è la distanza dalla massa 1 della massa 2 R2 è la distanza della massa 2 dalla massa 1. I soggetti a numeratore sono infatti le due masse M1 e M2 che sono commutativamente un unicum sistema definito e misurato nell'unità della loro distanza relativa risolta nella loro moltiplicazione -> M1/R1 * M2/R2 in una potenza quadratica visto che R1 è anche R2. Si potrebbe e dovrebbe raffinare specificando meglio il movimento delle operazioni e delle funzioni matematiche specificando il senso della "divisione" che appare fra il prodotto delle masse e l'elevamento a quadrato del raggio R. Ora non ho tempo per farlo ma la divisione è l'esserci e il definirsi nella misura unitaria relativa del denominatore. La rappresentazione dei numeri irrazionali più irriducibili quali pigreco, nepero e sezione aurea trova una sintesi molto elegante se rappresentata in frazioni di frazioni appunto frazioni continue che ne rilevano la loro natura ricorsiva già interna alla loro definizione geometrica o funzionale.