Il problema della previsione dei Terremoti : nuovi tipi di dati in Big data possono risolvere?

Ma le previsioni attuali mantengono ancora un tale margine di errore, soprattutto temporale, da essere poco operative in ottica di effettiva prevenzione.

Serve un approccio disruptive. La complessità del fenomeno è tale che non può essere dominata con i metodi classici: trivellazioni, carotaggi, statistiche, correlazioni. Inoltre il fenomeno, nella sua gravità, fra i paesi più moderni, sta interessando prevalentemente il Giappone e l’Italia e questo non aiuta in termini di economie di scala, sinergie della ricerca internazionale e così via.

Un approccio al passo con i tempi sarebbe sicuramente la costruzione di un big data capace di contenere tutti i dati disponibili su tutti i fenomeni sismici avuti più quelli prodotti da reti di sensori aggiuntivi messi ad hoc sul territorio.

Dipoi un sistema di machine learning capace di trovare e scovare le logiche presenti fra questi stessi dati. Un approccio che in California, da poco, ha attirato finanziamenti di centinaia di milioni per una giovane startup che si è proposta di risolvere problematiche simili se non superiori per ordine di complessità quali la lotta ai tumori.

Ma quali sono i dati rilevanti per i terremoti italiani (e giapponesi) oltre a quelli ovviamente scontati sui quali molto verosimilmente stanno già lavorando decine se non centinaia di esperti?

Un primo è il senso stesso della forma allungata della penisola italiana e del Giappone

Queste possono essere tutte e due viste come entrate a “gamba tesa” di un pezzo di zolla nel campo dell’altra. Per l’Italia quella Africana dentro quella Euroasiatica verso l’alto, per il Giappone quella del Nord fra quella Euroasiatica e quella del Pacifico verso il basso.

Anzi l’Italia stessa come forma geografica esiste e rappresenta tale penetrazione che ha nell’Adriatico il suo corpo e nella pianura padana la sua punta.

In quest’ottica i recenti terremoti nel mediterraneo sopra la Sicilia e davanti alla Calabria a centinaia di kilometri di profondità e quelli Greci a circa il doppio di profondità di quelli umbri, possono essere interpretati come la spinta e la stretta della falda Euroasiatica verso questa appendice africana. Potremmo dire che è la resistenza e spinta euroasiatica che non vuole estranei al suo interno che genera gli attriti con l’appendice africana e dunque i recenti sismi.

Alla stessa stregua delle dinamiche attuali per i migranti.

In questo ottica i dati orografici generali e totali sono fondamentali uniti ad una potenziale dialettica fra la dimensione esterna e superiore (comprendendo anche il fondo del mare) e quella interna e profonda.

Infatti ogni montagna può esser letta come simbolo e risultato di una contraddizione profonda ed interna che si è risolta nel tempo con la formazione della stessa. Capire, identificare gli elementi della stessa che si son risolti è dargli senso e insieme ragione d’esistenza in sé staticamente e per sé nelle sue dinamiche potenziali fonti di terremoti. Una ulteriore dialettica informativa è quella data dalla sfericità della terra fra fenomeni che avvengono qui e quelli che avvengono in zone del globo opposte o simmetriche. Infine va adeguatamente valorizzata la dialettica fra fenomeni continui su scale temporali “minime” e fenomeni discontinui su macroscale. La discontinuità è figlia di una continuità di lenta compressione.

La coincidenza ultima fra la direzione della tromba d’aria del 6 novembre che ha generato due vittime, una a Ladispoli e una a Cesano lungo un asse che intercetta l’epicentro del sisma del 24 agosto scorso e l’asse simmetrico fra i laghi vulcanici e tettonici del centro Italia (leggasi l’ultimo aggiornamento del postIl Senso del Sisma) sembra indicare la simmetria e la relazione fra movimenti delle masse aeree esterne e quelle del magma interne unite, entrambi, dal moto sincrono della terra.

Nella figura seguente si possono vedere le 4 direttrici di cui 2 verso laghi tettonici (trasimeno e avezzano ex lago segnato sulle carte del 1500) e i 2 vulcanici di Bolsena e del cratere dei vulcani laziali. Al centro l’ASSE principale di Bracciano che è in asse con Ladispoli e Cesano verso l’epicentro.

Tutte considerazioni abbastanza condivisibili e in parte scontate che aggrediscono la dimensione del “dove” ma non sempre con efficacia quella del “quando”.

Per tentare un minimo contributo su questo arduo fronte proviamo ad ipotizzare delle sincronie generali fra fenomeni e dinamiche appartenenti a piani diversi di cui, uno almeno, visibile.

Come già detto, i flussi migratori e umani dall’Africa sempre più intensi in questo ultimo periodo sembrano precorrere e rappresentare, in una singolare coincidenza geologica e antropica, la spinta della placca africana e la resistenza e stretta europea. Quest’anno è il 1200 (in base 12) e il luogo, l’ora e il giorno del sisma primario di agosto è denso di significati che abbiamo già sviscerato con articoli in rete. Lo stesso 8 è momento di fine del ciclo (7) e inizio di un nuovo ciclo di rinnovamento. E’ la morte e insieme la rinascita. E il 24 è il ciclo e riciclo tre volte cosi come 3 è l’elemento divino. Se poi qualcuno avesse dubbi sulla presenza effettiva del 3 e dell’8 ricordiamoci che l’evento del 24/8 ha fermato il campanile simbolo del sisma alle 3.38 come in figura sotto.

Taluni parlano di ipersensibilità degli animali che possono prevedere i fenomeni con un minimo anticipo come se quanto avviene “sotto” sia percepito “sopra” al di là delle classiche categorie razionali. Vero, non vero? Penso di no ma tutto questo solo per dire quanto segue:

l’insieme dei dati con cui nutrire ed alimentare il “big data” dedicato ai sismi dovrebbe contemperare anche dati ed informazioni afferenti a dinamiche e comportamentisincroni propri di livelli superiori e diversi da quelli tipici del settore permettendo e mettendo le basi per possibili e inusuali ed imprevedibili correlazioni operative e risolutive.

Infondo che il tutto sia in tutto e l’infinitamente piccolo coincida e parli dell’infinitamente grande sia nel tempo che nello spazio, sono i messaggi più profondi che ci sta dando la frontiera più avanzata della scienza biologica e fisica.

L’approccio del big data e del machine learning è quanto di più sofisticato e potente abbiamo al momento per capire la più grande complessità ma tutto dipende molto dalla qualità e tipologia dei dati che consideriamo cosi come un ottimo estratto e percorrere strade nuove, disruptive e inusuali può fornire preziosi e unici risultati. Io ci credo.